Spesso una buona fotografia bisogna averla nella testa e visualizzarla, voglio dire: ho un panorama davanti a me potenzialmente bellissimo ma la luce è atroce, tipo un controluce con sole basso unito alla foschia del mattino che cancella tutto, però se fosse stato un tardo pomeriggio avrei avuto comunque la luce bassa ma spostata a destra, ottimo per disegnare tutte le valli e le cime... oppure... se qualcos' altro succedesse...
Era questa la situazione di luce che mi sono trovato appena svettato sull'alto colle che sovrasta Fano Adriano in provincia di Teramo, dove sorge la solitaria chiesetta dell'Annunziata.
La sommità del colle è come una piazzetta che si affaccia sul lato nord della catena del Gran Sasso, i due Corni di fronte e leggermente a destra Pizzo Intermesoli e il Monte Corvo, tutto bellissimo, da mozzafiato, se solo non avessi avuto il sole di fronte che illuminando la foschia cancellava tutto.
Fatte poche foto al villaggio di Intermesoli in basso appena sfiorato dalla luce, mi sono sdraiato al sole sul prato in attesa che succedesse qualcosa.
Il caldo sole, il silenzio, stanco del viaggio sono piombato in un sonno profondo e... ho pure sognato.
Ho sognato persone che lavoravano prima lontane... poi sempre più vicino e un rumore che associavo a qualcuno con un rastrello che raccoglieva foglie secche. Sempre nel sonno mi rendevo conto che
dovevo svegliarmi, avevo tutta l'attrezzatura poggiata per terra in balia di qualsiasi male intenzionato, ma non ci riuscivo. Quando ho sentito il rastrello a poca distanza mi sono svegliato di
soprassalto e... una mucca brucava placida a qualche centimetro dal mio orecchio: era quello il rumore che nel sogno associavo a un rastrello. Subito mi sono accorto che non ero più esposto al
sole e ho guardato la montagna: la foto era lì che mi aspettava. Il sole era eclissato da un nuvolone spuntato chissà da dove, raggi filtravano come fari a sottolineare parti di paesaggio. Chissà
da quando si era generato quello spettacolo... Grazie alla mucca che mi ha svegliato non me lo sono perso.
Contributo di Luciano Paradisi
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