A Cocullo, tra la Marsica e la Valle Peligna in provincia dell'Aquila, si celebra la festa di San Domenico abate detta anche "festa dei serpari". Questo avvenimento religioso, fra i più famosi dell' Abruzzo, presenta nella sua ritualità molti aspetti peculiari . Il paese, pressoché deserto il resto dell'anno, il primo giovedì di maggio si anima di numerosa gente accorsa, alcuni per devozione, altri per curiosità o per studio, per assistere a questo rito intriso di suggestioni sia pagane che cristiane.
La celebrazione pare che trasferisca sull'Abate Domenico, monaco benedettino nato a Foligno nel 951, credenze e rituali precristiane come il culto della dea Angizia venerata dai Marsi e rappresentata come una figura femminile che reca nella mano sinistra un serpente.
Ai tepori dei primi giorni di primavera i "serpari" di Cocullo vanno per i monti che circondano il paese a catturare bisce, colubri, cervoni appena rianimati dal letargo invernale: saranno le serpi che avvolgeranno la statua del Santo durante la processione.
Il giorno della festa, già dalle prime ore del mattino, arrivano compagnie di fedeli cantando canti tradizionali accompagnandosi con ciaramelle, zampogne e tamburelli; sono partiti da Atina, Sora, Frosinone.
Molti, vincendo la naturale repulsione, si fanno fotografare con le serpi addosso mentre le porchette si assottigliano a vista d'occhio.
Finita la celebrazione della messa, la statua del Santo viene ricoperta dalle serpi appena fuori sul sagrato della chiesa. La calca intorno ai serpari è incredibile, tantissimi armati di macchine fotografiche e telecamere spingono per accaparrarsi l'inquadratura migliore, hanno atteso per ore in piedi schiacciati dalla folla per mantenere una posizione previlegiata.
Finalmente la statua è ricoperta del groviglio di rettili e si può dare inizio alla processione per gli stretti e suggestivi vicoli del paese. Fra due ali di folla scorrono i partecipanti: alcune ragazze in costume tradizionale portano cesti colmi di grosse ciambelle benedette, altre serpenti aggrovigliati sulle mani; qualcuno , miracolato dal Santo, reca un ex-voto riproducente la parte del corpo morsa da un serpente.
Vari sono i segni che si manifestano sulla statua a cui la gente pone attenzione come quello che nessun serpente deve cadere o andare a coprire il viso del Santo, perchè sarebbe di cattivo auspicio.
«Addio San Domenico/ noi siamo di partenza/ e dacci la licenza,/ la santa benedizione» cantano le compagnie accomiatandosi dal Santo. Escono dalla chiesa camminando all'indietro sicuri che il Santo li proteggerà dalla rabbia, dai morsi degli animali velenosi, dalle febbri e dalle malattie dei denti.