Due versioni raccontano le antiche vicissitudini delle spoglie di Lucia, la Martire di Siracusa. Una le vorrebbero a Venezia dopo essere state trafugate da Costantinopoli durante la IV crociata.
Quella che interessa a noi racconta che nel 970 d. C. il vescovo Teodorico, al seguito dell'imperatore Ottone II, era in cerca di reliquie da acquistare e portare nella sua sede a Metz (in Francia) per accrescere la fama della città.
La leggenda vuole che abbia trovato il corpo della Santa siciliana a Péntima, l'antica Corfinium qui traslata da Siracusa, pare, dal conte longobardo di Benevento.
Durante il viaggio verso il nord Europa, il culto di Santa Lucia si diffuse come seminato lungo il percorso.
Una delle soste fu nel villaggio che sorgeva nella piana ai piedi della odierna Rocca di Cambio, qui gli abitanti eressero una cappella dedicata alla Martire di Siracusa.
Successivamente il villaggio si trasferì in alto, dove possiamo ammirarla oggi, in una posizione meglio difendibile dalle invasioni di eserciti stranieri.
Intorno al XII secolo venne costruita una chiesetta sulla piccola cappella che ne divenne la cripta.
Nel XIV secolo venne aggiunto un corpo a tre navate con tozzi e robusti pilastri collegati fra loro da archi.
Recenti scavi sul sagrato dell'abbazia di Santa Lucia hanno portato alla luce quello che potrebbero essere i resti di un monastero, cosa che spiegherebbero l'uso popolare del termine “abbazia” nonostante nei pressi della chiesa non ci fossero testimonianze visibili di una antica presenza monastica.
La chiesa custodisce affreschi pregevoli databili negli anni a cavallo dei secoli XIV e XV. Alcuni rappresentano scene del nuovo testamento narrati per fasce orizzontali realizzate con stile primitivo e semplice. La parte più antica è quella a sinistra del largo presbiterio dove è rappresentata una grande Ultima Cena che ricalca il modello adottato a Fossa e a Bominaco: Gesù, dipinto mentre benedice i commensali, è posto a sinistra della tavola imbandita con posate e cibi tipici del posto. Gli apostoli ritratti con lo sguardo rivolto verso il Cristo hanno il nome riportato a lato; singolare l'assenza di Giuda sostituito dalla figura di San Paolo che non è stato apostolo.
Al di sopra, sulla stessa parete sono raffigurate in dieci quadri scene della vita di Gesù come un Vangelo illustrato rivolto al popolo che in gran parte era analfabeta.
Di epoca successiva sono gli affreschi nell'area absidale che, a differenza della parete di sinistra realizzati con stile semplice e primitivo, presentano una maggiore ricchezza di dettagli e una ricerca di effetti prospettici; vi sono rappresentati santi corredati dagli attributi iconici e, a volte, dai nomi dei santi stessi. Piccole figure appaiono ai piedi dei santi, forse a ricordare i committenti che finanziarono l'opera. Altri riquadri illustrano la vita e il martirio di Santa Lucia. A completare il ciclo di affreschi a destra c'è una interessante Annunciazione dove ciò che l'Angelo dice a Maria è dipinto in alto a sinistra come in un fumetto ante litteram. Nella cripta si può ammirare quello che resta di due affreschi quattrocenteschi raffiguranti uno la Madonna col Bambino e l'altro Santa Lucia in cui gli esperti riconoscono la mano dell'artista di Lecce dei Marsi Andrea de Litio.
Il ciclo di affreschi, il largo presbiterio privo di abside, le tre navate identiche non sono le uniche caratteristiche che rendono questo complesso religioso sorprendente. La gente del luogo racconta di simboli misterici come l'angusta gradinata che scende verso la cripta decisamente fuori asse col resto della chiesa perché sarebbe stata costruita in direzione di Gerusalemme; il piccolo altare addossato alla parete di destra che presenterebbe simboli massonici e per questo spesso visitato da pullman carichi di scozzesi (massoni?); per finire andrebbe citato il riquadro a destra dall'Ultima Cena con dipinti la Vergine col Bambino, Santa Lucia e Celestino V ritratto in paramenti papali ma col viso sfregiato da antichi graffi. Forse è un intervento di damnatio memoriae, pratica risalente a Roma antica volta alla cancellazione dalla memoria popolare dei personaggi indegni e caduti in disgrazia. Una damnatio memoriae volta a censurare il Papa del gran rifiuto posto da Dante nella cantica dell'Inferno.
L'Abbazia di Santa Lucia a Rocca di Cambio ha subito notevoli danni a causa del terribile sisma che ha colpito l'Abruzzo, gli affreschi sono ammirabili solo attraverso la selva di “tubi innocenti” che puntellano le pareti. Crediamo che sia ora di investire nelle vere ricchezze che abbiamo la fortuna di possedere e lasciar perdere i demenziali, distruttivi e ingenti investimenti per ridurre di 15 minuti il percorso Pescara-Roma agli sparuti utenti che percorrono la A25.
L'abbazia è stata mirabilmente restaurata e gli affreschi appaiono in tutto il loro splendore. Per visitarla va contattata la Pro Loco al tel. 08629181100 per prenotare una visita.
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