Usciti allo svincolo di Avezzano, dell'autostrada A 25 Roma-Pescara, ci si dirige verso il massiccio del monte Velino seguendo le segnalazioni per Alba Fucens, una frazione di Massa d'Albe in provincia dell'Aquila. Solo pochi km di una comoda strada e si sale in cima al colle dove poche schiere di basse casette, retaggio della ricostruzione post terremoto del 1915 che distrusse gran parte dei paesi della Marsica, formano l'odierna Alba Fucens. Da questo privilegiato punto di osservazione lo sguardo spazia su secoli di storia di questa terra d'Abruzzo: ovunque affiorano testimonianze del periodo italico e romano, fino all'epoca del monachesimo e dell'incastellamento. Ancora oggi sono visibili i resti delle mura di cinta poligonali.
La città, dopo durissimi scontri culminati con lo sterminio degli Equi che l'abitavano, divenne colonia romana. Alba Fucens fu centro strategico e prospero dopo che vi furono insediati i "veterani" dell'esercito romano e divenne luogo di prigionia per sovrani e principi di popoli sconfitti.
La città era dedicata al sole e sulla sommità dei colli gemelli che la sovrastano sorgevano due templi.
Del primo, dedicato ad Apollo, restano ancora tracce evidenti inglobate nella chiesa di San Pietro.
Dell’altro completamente distrutto si sa poco ma ci piace immaginarlo dedicato a Dafne perdutamente amata da Apollo.
Nella valle sottostante i due colli, dopo una lunghissima campagna di scavi condotta da archeologi belgi, è tornato alla luce l'antico centro urbano.
La pianta della città è costituita da strade ortogonali tra loro che seguono la linea della valle.
Le vie principali sono il Cardo Maximus, la via Valeria ( Decumanus Maximus ), chiamata anche via del Miliario e parallela ad essa la via dei Pilastri, così chiamata per la presenza di colonne ancora conservate. Appena all’interno degli scavi troviamo sulla destra la Basilica e sulla sinistra, solo in parte scavata, la zona del Foro.
Proseguendo lungo la via Valeria, si giunge al famoso miliario, cippo che riportava la distanza da Roma ed il nome dell’ imperatore Magnenzio, rimosso a scalpellate perchè fu condannato alla damnatio memoriae. Sul lato destro della via ci sono numerose Tabernae, i negozi per i romani.
A seguire si possono ammirare i resti delle terme, con i pavimenti sospesi per permetterne il riscaldamento. Non distante da esse si giunge al santuario detto di Ercole, il semidio da sempre venerato in Abruzzo.
Oltre il tempio si percorre la via dei Pilastri, attraversando la strada sui passaggi pedonali (tre grosse pietre rialzate dal livello stradale) si percorre una lunga serie di botteghe con porticato.
In molte di esse sono visibili banconi in pietra, fornetti, e fori per contenere merci come ad esempio le olive di cui Alba era famosa produttrice.
Sopra la via dei Pilastri, sulla collina a nord, incombono i resti del castello quattrocentesco degli Orsini e della Albe medievale. Poco più sotto, sul fianco della collina, una forma incavata ospitava il teatro romano. Nei secoli usato come cava di pietra da costruzione, oggi appare solo attraverso un non piccolo sforzo di immaginazione.
Verso la collina a sud, appena fuori dagli scavi già riportati alla luce, invisibile finché non si è giunti davanti all’ingresso ad arco: lo stupendo anfiteatro. Perfettamente inserito nell’urbanistica cittadina, presenta la classica forma ovale ed è caratterizzato dal lato a monte scavato nella roccia mentre l’altro è realizzato in muratura.
Sedendo sugli spalti, ci si accorge della acustica prodigiosa che ci rievoca nelle orecchie l’acclamazione del popolo in visibilio e il canglore delle armi dei gladiatori.
Percorrendo questo luogo e immaginandolo alle rive del lago Fucino, ormai prosciugato, si intuisce la piacevolezza del viverci tanto apprezzata dai patrizi romani. La vicinanza con Roma influenzò la produzione artistica, i ritrovamenti più pregiati sono custoditi nel museo di Chieti
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