Civitaluparella, come molti dei paesi che si affacciano sulla Valle del Sangro, sorge al riparo di uno sperone roccioso dei monti Lupari in provincia di Chieti. Invisibile dal fondo valle, ne controlla uno degli accessi più importanti.
La posizione strategica dell'originario nucleo fortificato spinse “Re” Caldora, come viene chiamato nelle leggende locali Giacomo Caldora, a costruirvi un castello come rifugio sicuro.
Dalla sommità dello sperone, che gli abitanti insistono a chiamare castello nonostante non ne siano rimaste che poche tracce, si domina sull'intera Valle del Sangro. Dai pochi resti non è possibile risalire all'architettura del castello ma, sicuramente era costruito con uno stile di impronta militare. La stretta e vertiginosa falesia che conduce al castello fu fatta demolire in diversi punti per interrompere il passaggio di eventuali assalitori.
Antonio Caldora, figlio del potente soldato di ventura Giacomo, perse il castello, nella lunga e sfortunata lotta che lo vide contrapposto a Ferdinando D'Aragona nel XV secolo.
Aggirarsi nelle gradinate, i vicoli, le case-mura, è una continua scoperta di particolari architettonici testimoni di secoli di vita in questo bel paese, però quello che più colpisce, sono i vuoti fra le schiere di case: muri demoliti e macerie ancora presenti a perenne testimonianza della barbarie umana.
Durante il conflitto mondiale i tedeschi in ritirata, incalzati dall'esercito inglese, fecero terra bruciata dietro di se con ferocia predando e minando case spesso demolendole anche con gli abitanti dentro.
Civitaluparella deriva il suo nome dall'unione di due termini; Civita, con cui nel medioevo veniva indicata una località dove un tempo era esistito un insediamento romano; Luparella, deformazione del latino “luparius” come venivano chiamati i cacciatori di lupi. Questo si accorda con il nome delle alture vicine: Monti Lupari.