Nella frazione Badia di Sulmona, sospeso alla metà della verticale parete di roccia, al di sopra del Santuario italico di Ercole Curino, sta l'eremo che Pietro da Morrone dedicò a Sant'Onofrio.
Questo eremo fu l'ultimo fatto costruire da fra' Pietro nel 1290 sulla balza di roccia al di sopra della grotta dove era vissuto in precedenza. Qui vi ritornò nel 1293 dopo essere vissuto negli eremi della Majella. Vi rimase solo un anno, fino a quando gli fu comunicato di essere stato eletto Pontefice. Col nome di Celestino V fu incoronato a L'Aquila e costretto dal re a seguirlo a Napoli. Qui, nonostante le lusinghe del potere visse da eremita nella reggia a Castelnuovo.
Dopo pochi mesi, il 13 dicembre 1294, davanti a un concistoro allibito, si spogliò degli abiti papali e indossò il misero saio da frate rinunciando al papato.
Eletto al soglio pontificio Bonifacio VIII si venne a creare una situazione come quella odierna con due Papi in vita.
Il nuovo Pontefice, temendo movimenti scissionistici nella Chiesa, tentò di controllare il vecchio eremita che era tornato alla sua grotta in San Onofrio al Morrone. Insofferente alle “cure” del Papato, Pietro da Morrone tentò la fuga verso la Grecia in cerca di nuovi luoghi dove isolarsi ma fu catturato in riva all'Adriatico sulla costa pugliese e condotto prigioniero nella Rocca di Fumone dove morì nella solitudine in Dio che aveva sempre inseguito.
Nonostante le insidie dell'uomo e del tempo. l'eremo è ancora lì come nido d'aquila apparentemente irraggiungibile, grazie a pochi appassionati che lo curano.
Per raggiungerlo si percorre uno spettacolare sentiero con gradini scavati nella roccia. La salita non è faticosa come ci potrebbe aspettare perché le soste sono numerose e obbligate dalla bellissima vista sulla Valle Peligna.
Il complesso religioso appare diviso su due piani: in quello basso una finta facciata nasconde la grotta dove Pietro si isolava in contemplazione, all'interno uno stillicidio alimenta una piccola pozza d'acqua ritenuta taumaturgica, sul fondo una nicchia dove il santo si distendeva lasciando l'impronta del suo corpo, qui i fedeli si distendono per trovare sollievo dalle malattie.
La parte superiore è suddivisa in diversi ambienti: due celle molto anguste un tempo abitate dallo stesso Pietro e dal suo fedele seguace Roberto da Salle, un altare con affreschi due-trecenteschi, vecchie tele quasi illeggibili.
Una gradinata interna conduce su un terrazzo affacciato sullo strapiombo di rocce, l'odore delle erbe aromatiche spontanee e l'atmosfera mistica inebriano quello che di razionale è rimasto in noi e allora ci si sente più vicino a Dio.
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