San Benedetto in Perillis ha la particolarità di essere costruita sulle grotte, circa settanta: la volumetria scavata nel calcare è grosso modo la metà di quella costruita in superficie. Fino a circa quaranta anni fa le grotte erano ancora utilizzate come parti funzionali importanti per la vita del paese. Nei mesi freddi ci si riuniva tutti, organizzati in spazi collettivi dalle precise funzioni sociali: all'ingresso si ponevano gli uomini per vigilare; verso l'interno c'erano le mucche che riscaldavano con il fiato l'ambiente, quindi le donne che tessevano e, di fronte, i bambini; una sezione era riservata ai fidanzati che socializzavano sotto stretto controllo della comunità. Poi c'erano gli spazi per il lavoro dove si fabbricavano telai, torchi, ceste, aratri, le serrature in legno; dove si pigiava l'uva o si spremevano le olive, dove le donne filavano e producevano i tessuti per il fabbisogno famigliare; poi c'erano le anse separate dove si allevavano maiali, pecore, galline, mucche. Chi aveva avuto una istruzione leggeva le lettere di chi era andato in guerra o degli emigrati e così si conosceva come era fatta l'America.
Tra tutte la più nota è la grotta di Supone, chiamata anche “il Parlamento”, in quanto sede di riunioni per discussioni e decisioni importanti. Era uno dei centri vitali della comunità dove non solo si parlava dei problemi dei campi o dei pascoli, ma anche dove ci si riuniva per passare momenti di unione, per chiacchierare, per ballare.
Oggi le grotte di San Benedetto in Perillis vengono ancora utilizzate per attività collettive come concerti, mostre e altre manifestazioni culturali mantenendo, così, un ponte con un passato non tanto remoto.
click sulla miniatura per ingrandire