Vertiginose falesie verticali di calcare svettano sopra i tetti delle case rendendo unico e immediatamente riconoscibile il paesaggio di Pennadomo. Nella media valle del fiume Sangro, il paese si
affaccia invisibile sul Lago di Bomba, celato dalle “Penne” da cui deriva il nome. Per chi, invece, proviene dalla contigua valle dell'Aventino il borgo si svella nella sua grande bellezza, con
le case appoggiate alle “Lisce”, come vengono chiamate in paese le frastagliate falesie, con un'ansa del lago a valle a fare da piacevole sfondo.
Chi non è del posto è facile preda dell'ansia per questi altissimi e stretti lastroni, infilzati nel terreno che sembrano stare dritti per un qualche miracolo e in procinto di cadere da un momento all'altro.
L'antico nome del paese fu “Penna in Domo”, Penna dalle falesie che lo caratterizzano e Domo che faceva parte di un dominio. Come in quasi tutti i borghi d'Abruzzo, la storia più antica di Pennadomo è fatta da citazioni su documenti in cui il territorio, con tutte le anime, animali e case, passa da un proprietario all'altro. Probabilmente Pennadomo sorse come borgo fortificato in una posizione privilegiata con le lame di roccia che la difendevano e, credo, la nascondevano dalle scorrerie dei pirati saraceni che approdavano alla foce del Sangro.
Anche ai tempi nostri le Lisce sono protagoniste per la sopravvivenza di Pennadomo, da un paio di decenni attraggono sportivi dell'arrampicata che trovano le pareti di roccia attrezzate a pochi passi dal paese. Le falesie sono percorse da numerose vie di arrampicata con difficoltà che vanno dal 4C al difficilissimo 8B.
I “climber” sono affascinati da queste placche create da misteriose forze geologiche che la natura ha scatenato. La parete del Resegone è alta 80metri e culmina con uno spessore di appena 3 metri e ancora Lisce e guglie come il Paretone, le Placche dell'Oasi, Cima Fumosa e altre stanno lì ad alimentare la voglia di avventura.
Ai piedi del paese si apre la spettacolare Forra della Gran Giara che, come un libro sulla storia della Terra da sfogliare, mostra gli strati di sedimenti marini deformati da inimmaginabili forze.
Imponenti bancali di rocce nati orizzontali in fondi marini, ora si ergono verticali e imponenti, con svariati cromatismi, a indicare il cielo che si intravede lontano, in alto.
Il torrente San Leo percorrendo il canyon ha dilavato gli strati più morbidi mettendo a nudo colonnati di roccia e tormentate stratificazioni che si attorcigliano su se stesse.
Si percorre intimoriti e attoniti la Forra della Gran Giara, consapevoli delle forze che hanno modellato questa Magia d'Abruzzo.
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