Percorrendo la statale 17 venendo da Sud, appena superato l'altopiano delle cinque miglia, si ha la visione della Valle Peligna nella sua interezza. Lo sguardo spazia dalla Majella ad Est, il Sirente ad Ovest e, lontano, la catena maestosa del Gran Sasso: uno dei più bei panorami d'Abruzzo. Volgendo lo sguardo in basso si capisce chi custodisce tanta bellezza: Pettorano sul Gizio. Il borgo, che vanta l'appartenenza al circuito de “I Borghi più Belli d'Italia”, si svela immediatamente nella sua origine di punto di difesa con il poderoso Castello Cantelmo, le case-torri e resti delle mura che circondavano l'abitato.
Le origini medioevali di Pettorano sono evidenti nei vicoli, nelle piazzette, nelle ripide gradinate che discendono nei fianchi del colle su cui sorge, ma il luogo è stato certamente vissuto dalla preistoria fino ai “pagi” e “vici” di età romana sparsi nel territorio che, intorno all'anno 1000, si riunirono in un unico agglomerato urbano fortificato per difendersi dalle incursioni saracene dando origine al periodo dell'incastellamento.
Nel 1229 Pettorano fu protagonista nella lunga storia in cui l'imperatore Federico II si contrappose a Papa Gregorio IX che con il suo esercito conquistò il castello e mise sotto assedio la vicina Sulmona.
Il feudo visse e subì le lotte fra Svevi e Angioini fino all'avvento dei Cantelmo che possedettero Pettorano fino al XVII secolo. Ad essi si deve la nuova rinascita edilizia dotando il paese di una cinta muraria con sei porte di accesso di cui ne rimangono ancora cinque; si arricchì il panorama architettonico con nuove chiese e palazzi nobiliari che ancora possiamo ammirare oggi.
Percorrendo le antiche rue ci si ritrova sempre nella preziosa piazzetta Zanelli un tempo cortile del palazzo ducale oggi sede del municipio, vi si accede attraverso due porte ad arco contrapposte, al centro una bella fontana seicentesca in pietra. Il lato aperto, delimitato da una ringhiera, si affaccia sull'incantevole valle del Gizio e il monte Genzana che fanno parte integrante della “Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio”, importante corridoio di unione fra il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise con il Parco Nazionale della Majella.
La Porta del Mulino è la più piccola fra gli accessi al paese, conduce alle sorgenti del fiume Gizio dove i Cantelmo fecero costruire i mulini. Un Parco di Archeologia Industriale custodisce questi opifici ben restaurati in un ambiente suggestivo dal punto di vista naturalistico. Dalle sorgenti del Gizio nascono gli acquedotti che riforniscono tutta la Valle Peligna di abbondante e ottima acqua potabile.