Ritrovamenti di utensili litici e reperti ceramici del neolitico, di una tomba proto-villanoviana corredata da una spada in bronzo e due iscrizioni del III – I secolo a. C. in dialetto romano-vestino testimoniano antiche presenze umane sul pianoro che si estende alla quota media di 800 mt fra la Valle Peligna, quella di Navelli e la Valle Subequana dove oggi sorge San Benedetto in Perillis, nella provincia dell'Aquila.
E' con il “Chronicon Volturnense” che è certa la presenza di un insediamento di 28 famiglie longobarde nel VIII secolo nel territorio di Perello. Probabilmente in questo stesso periodo fu costruito il primo nucleo della chiesa di San Benedetto che oltre ad assolvere ai bisogni spirituali della popolazione aveva anche una valenza di ordine strategico, importante per i longobardi del ducato di Spoleto.
Il cocuzzolo su cui venne costruita la chiesa è uno dei pochi luoghi da dove è possibile controllare il mare Adriatico e avvertire di incursioni (saracene) l'interno del territorio, facendo,
così, da raccordo con le valli interne dell'Abruzzo. L'abitato di Perello era un fondamentale capo-maglia nelle comunicazioni ottiche, che riceveva e ritrasmetteva a vista informazioni verso
Sulmona, Pacentro, l'altopiano delle Cinque Miglia, verso Navelli, la Valle dell'Aterno e verso i paesi sulle pendici del Gran Sasso.
Nel XI secolo venne costruito il monastero dedicato a San Benedetto che catalizzò lo sviluppo del borgo di San Benedetto in Perillis. In seguito, dopo varie vicissitudini, il borgo passò sotto i Celestini che mantennero il controllo del monastero fino all'editto napoleonico che soppresse gli ordini monastici.
Oggi di questa ricca storia rimangono i resti della doppia cinta muraria che la racchiudono e la chiesa di San Benedetto.
Camminando per gli stretti vicoli, fra architetture medioevali, è facile scoprire particolari che riportano a epoche lontane, come l'ala di genio, forse recuperata da una tomba romana, inglobata nelle mura della chiesa e decorazioni longobarde sul portale.
Sulla facciata posteriore, incastonata nel muro, è presente una rara rappresentazione del “bigatto”, una creatura oscura, originata dalla fusione di due felini, usata dai templari per rappresentare la contrapposizione fra bene e male.
Altre due particolarità rendono unico il borgo di San Benedetto in Perillis: le tipiche serrature in legno ancora utilizzate e la presenza di grotte diffuse in ogni rione.
La prima è identica alle serrature egiziane del III° millennio avanti Cristo e rappresenta una persistenza arcaica la cui spiegazione sfugge e per cui si possono tentare solo delle ipotesi. Tale serratura ha avuto diffusione in tutto il bacino del mediterraneo, oggi la si può trovare in alcuni paesi sub-sahariani e a San Benedetto in Perillis, qui forse è una eredità culturale benedettina importata in seguito alle crociate.
La seconda particolarità sono le settanta grotte che percorrono tutto il sottosuolo del paese, abitate nei mesi invernali fino agli anni '60, erano organizzate in maniera funzionale alla vita comunitaria.
Il paese ha subito notevoli danni dall'ultimo sisma che ha sconquassato l'Abruzzo ma gli ultimi tenaci ottantacinque abitanti, sindaco in testa, sono decisi a non far scomparire questo gioiello di storia, arte e cultura dell'Abruzzo montano. Ne è la prova il piccolo museo di rilevante interesse per la comprensione della civiltà' e della cultura dell'uomo, dei suoi modi di vivere il territorio, dei suoi bisogni e del loro soddisfacimenti, dei grandi temi della vita: la nascita, l'amore, la morte.
Le informazioni riportate sono state prese a piene mani dagli scritti e dalla lunga conversazione avuta col prof. Gualtieri, il sindaco, ma se ci sono imprecisioni sono da attribuire solo a noi. Per informazioni, il numero di telefono del comune è 0862 955148.
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