Arrivando da Magliano, giunti alle prime case di Rosciolo, una deviazione a destra con indicato "Santa Maria in Val Porclaneta" conduce alla piccola chiesa dopo 3 km. E' una piccola e bassa struttura con i tetti spioventi che sembrano ricalcare la linea del monte Velino che sovrasta la valle.
La costruzione, antecedente il 1080, presenta nella facciata anteriore un portico ad arcata unica che pare facesse parte del chiostro di un convento benedettino ormai scomparso.
La parte posteriore presenta una abside poligonale arricchita da colonnine su tre ordini e coronamento a archetti. Questo particolare architettonico è l'unico a far presagire il tesoro celato nel povero e dimesso edificio. Il portico protegge una ingenua rappresentazione di Santa Lucia affrescata sulla sinistra e il portale gotico di ingresso sormontato da una lunetta ogivale dove è dipinta una bellissima Madonna col Bambino fra due angeli adoranti di scuola umbra. All'interno due file di colonne dividono lo spazio in tre navate disuguali, gli spazi sono piccoli e subito danno l'impressione di essere destinati a un ristretto numero di fedeli come potrebbe essere una comunità di frati.
I capitelli, diversi l'uno dall'altro, hanno motivi ornamentali essenziali e, a volte, astratti. Nel capitello dell'ultima colonna a sinistra è scolpita una curiosa e primitiva natività. Numerosi affreschi senza un ordine apparente decorano le pareti e le facce dei pilastri, sono di epoche e qualità diverse, molti di artisti locali.
Notevole l'ambone con struttura in pietra e stucchi raffiguranti racconti biblici realizzato da Roberto e, l'onnipresente in Abruzzo, Nicodemo che firmarono con orgoglio questo magistrale esempio di scultura abruzzese.
Una rara iconostasi divide in due lo spazio della chiesa. Due pannelli in pietra scolpiti con animali fantastici hanno sopra quattro colonnine che sorreggono una trabeazione in legno finemente intagliata.
Il ciborio si eleva al di sopra dell'altare con quattro colonne a sorreggere, con archetti, due tamburi ottogani posti sfalsati. Le fitte decorazioni, eseguite certamente da un maestro, ricordano motivi arabi o bizantini.
Il termine "tesoro" spesso abusato trova in questo luogo piena e inaspettata giustificazione nonostante il semplice e dismesso "forziere".
La ultra ottantenne e sorprendente signora Costanza (tel. 3665902125), che custodisce le chiavi della chiesa di Santa Maria in Val Porclaneta, ha tenuto a precisare con orgoglio che il ciborio fu realizzato con un'unica pietra della zona.
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