Le colline della campagna pescarese riservano molte sorprese a chi piace andare in giro alla scoperta di borghi poco conosciuti ma che nascondono, dietro facciate dimesse e incastrate fra le case degli stretti vicoli, autentici tesori d'arte. Cugnoli è uno di questi piccoli borghi abruzzasi adagiati su un'altura dell'area vestina . Ad uno sguardo un po' più attento l'abitato svela le sue origini di borgo fortificato con le case esterne costruite su muraglioni inclinati, resti della antica cinta muraria.
Addentrandosi nel centro storico, lungo il corso, ci si imbatte nella chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano.
L'edificio religioso, dalla facciata intonacata, si distingue appena dalle altre abitazioni se non fosse per il portale e una finestra incorniciati alla fine del '500; unica nota degna di interesse: un bassorilievo incastrato nella parete raffigurante il toro alato, icona dell'evangelista Luca. La chiesa, risalente al XIII secolo. sarebbe di trascurabile interesse se non fosse per i tesori d'arte che custodisce. L'opera più pregiata è sicuramente l'ambone, capolavoro dell'arte medioevale abruzzese realizzato nel 1166 e, quindi, più antico della chiesa che lo contiene: infatti fu smontato dai resti di un monastero cistercense, esistente nella vicina contrada di San Pietro, e rimontato nella parrocchiale nel 1528 fra stucchi e decorazioni barocche.
Questo arredo tipico delle chiese romaniche fu, forse, l'ultima opera della bottega del magister Nicodemus, lo stesso che realizzò gli amboni nella chiesa della Santa Maria del Lago a Moscufo e in quella di Santa Maria in Val Porclaneta a Rosciolo.
Gli elementi decorativi e iconografici sono scolpiti con cura e maestria, i riquadri raccontano le storie del Nuovo e Vecchio Testamento. Osservando con attenzione si scoprono immagini e decorazioni che riportano allo stile dei codici miniati dai monaci medioevali. Figure bizzarre intrappolate in tralci di vegetali frammiste ai simboli degli Evangelisti a ricordare l'eterna lotta fra il Bene e il Male.
Gli spazi fra le figure e gli archetti sono abbelliti da motivi geometrici dal forte sapore siciliano e arabo.
L'ambone, a un certo punto della sua storia, fu ricoperto di stucco per sottrarlo alla vista dei paesani e allontanarlo dalla memoria per poi sottrarlo dalla chiesa. Fortunatamente, all'inizio del secolo scorso, questa eventualità fu scongiurata dai fratelli Tinozzi che provocarono una sommossa popolare per impedire la scomparsa del prezioso manufatto.
In Santo Stefano sono conservate anche, in una teca di cristallo, due statue in legno policromo e dorato rappresentante l'Annunciazione. Nonostante le ingiurie del tempo presenti nel legno, le sculture emozionano ancora per l'eleganza dei gesti e per i colori dell'Arcangelo Gabriele e della Vergine, tornati all'antico splendore dopo un recente restauro.
L'opera quattrocentesca, di scuola abruzzese, si ammira per l'espressione contrita ed assorta della Vergine ed il panneggio dal movimento plastico e sobrio.
Di notevole bellezza è la statua in terracotta di una Madonna con Bambino che insieme a tre grandi tele rinascimentali vanno ad abbellire gli altari laterali.
A completare questo piccolo ma ricco museo custodito nella parrocchiale di Cugnoli è un pesante busto in pietra con ancora i resti di colorazione raffigurante il Cristo Pantocratore la cui provenienza è sconosciuta.
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