Al principio ci fu Solimo in fuga insieme ad Enea da Troia, ormai in fiamme. Separatosi dall'eroe troiano sulle rive del Tevere, Solimo si addentrò nelle terre dei Marsi e dei Peligni in cerca di una nuova patria. Giunto nella Valle Peligna si innamorò della valle protetta da alte catene montuose e ricca di acque e boschi e vi fondò la città di Sulmo. Così raccontarono la nascita di Sulmona gli scrittori antichi, primo fra tutti Ovidio.
Fu in età romana che la città si sviluppò nella posizione odierna e divenne sede di uno dei municipi peligni, insieme a Corfinium e Superaequum.
Tito Livio, nella sua imponente storia di Roma, cita l'oppidum italico di Sulmo quando la città chiuse le porte ad Annibale che, sgominato l'esercito romano nelle battaglie del Trasimeno e di Canne, scorrazzava nel territorio italico alla ricerca del coraggio per attaccare Roma.
Nel 43 a.C. vi nacque il personaggio più famoso e importante, il poeta Publio Ovidio Nasone che la cantò così: Sulmo Mihi Patria Est, ricchissima di gelide acque, che dista nove volte dieci miglia da Roma... terra fertile di grano e ancora più fertile di uve.
Grande sviluppo vi fu nel Medioevo grazie a Federico II di Svevia, “stupor mundi”, che promosse Sulmona a capitale e sede della curia di una delle più grandi province in cui divise il suo regno; furono realizzate importanti opere civili fra cui l'acquedotto, ancora oggi uno dei simboli della città. Forte impulso economico vi fu con gli Statuti di Melfi con cui si disponeva che la prima delle sette fiere che si tenevano in altrettante città del regno si tenesse a Sulmona.
Tristemente ironico è il fatto che “Piazza Maggiore” sia intitolata al conquistatore del Regno delle Due Sicilie invece a Federico II, che tanto fece per la città, sia dedicato un parcheggio... a pagamento.
Caduti gli Svevi ad opera degli Angioini, Sulmona perse le prerogative amministrative ma il seme dello sviluppo era stato fecondato: nei secoli successivi si ampliò la cinta muraria portando le porte di accesso a sei; si costruì la Casa Santa dell'Annunziata, altro simbolo della città; sulle rive del Gizio sorsero opifici per l'industria della carta; nacque la ancor rinomata Scuola Orafa sulmonese; il commercio di tessuti preziosi portò nuova ricchezza; importante ancora oggi è la produzione del confetto famoso in tutti i continenti, pare che fu inventato in un convento di Clarisse in una forma simile a quello odierna. Oggi in tutto il mondo “confetto” è legato in modo indissolubile a Sulmona
Nel 1706 un violento terremoto provocò crolli e danneggiamenti delle antiche costruzioni molte delle quali non vennero più ricostruite, un quarto della popolazione perì sotto le macerie. La cattedrale di San Panfilo, patrono della città peligna, subì notevoli danni e fu ricostruita nello stile imperante dell'epoca: il barocco. Oggi è stata restaurata in parte ma rimane sempre la presenza degli stili architettonici sovrapposti che hanno caratterizzato le varie epoche, a partire dal tempio pagano di epoca romana che vi sorgeva. Ovunque nei vicoli del centro storico sono presenti testimonianze dell'antica opulenza; emblematico è il Complesso dell'Annunziata con il palazzo che armonicamente mostra l'evoluzione dell'arte abruzzese attraverso lo stile gotico, rinascimentale e barocco. Attualmente ospita il Museo Civico ricco di testimonianze della storia di tutta la Valle Peligna.
Due manifestazioni richiamano numerosa gente a Sulmona nel corso dell'anno. La prima è in occasione della Pasqua che ha inizio il Venerdì Santo con la Processione del Cristo Morto, 120 cantori incedono con il particolare passo detto “struscio” intonando diverse versioni di “Miserere”.
I festeggiamenti pasquali proseguono la mattina della domenica di Pasqua quando viene rappresentato l'incontro della Madonna col Cristo risorto. Le statue di San Pietro e San Giovanni annunciano alla incredula Vergine, chiusa nella chiesa di San Filippo, che Gesù è risorto. Al terzo annuncio la Madonna esce dalla chiesa e, fra due ali di folla muta, si porta verso il centro della Piazza Maggiore camminando lentamente ancora incredula. Appena riconosce il Cristo risorto fermo sotto le arcate dell'acquedotto, i portatori si lanciano in una veloce corsa mentre la veste nera della Vergine cade liberando un volo di colombi. E' questa la famosa rappresentazione della “Madonna che scappa in piazza”, raccontata con poche parole non rende l'idea della passione e del coinvolgimento che suscita nella grande piazza gremita di folla emozionata. I sulmonesi sono soliti trarre auspici su come saranno i raccolti a seconda di come il mantello della Madonna cade, in che modo volano le colombe, oppure di come si è svolta la corsa.
L'altra manifestazione, che si svolge a Luglio, e richiama nella città di Sulmona numerosi turisti è la “Giostra Cavalleresca”. La giostra risale al tempo degli Svevi e Angioini e si teneva due volte l'anno. Fu smessa nel '600 per ...mancanza di cavalieri giostranti.
Da qualche anno è stata riesumata con grande successo. La gara vera e propria si svolge in Piazza Maggiore dove viene allestita una pista a “8”, qui i cavalieri dei diversi borghi e sestieri si sfidano nell'infilzare con la lancia uno dei tre anelli di diametro diverso nel minor tempo possibile, il tifo del pubblico è da stadio di calcio con cori e sfottò reciproci fra i sestieri e borghi. Durante i giorni della manifestazione, nelle strade di Sulmona si susseguono sfilate di sbandieratori e musicanti con gruppi provenienti da tutta Europa in costumi medioevali o rinascimentali.
In Aprile si svolge il concorso internazionale di latino “Certamen Ovidianum Sulmonense” dove i concorrenti si cimentano nella traduzione di un brano di Ovidio, il poeta degli scritti erotici come Amores o Ars Amatoria, o epici come Le Metamorfosi e i Fasti.
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